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Notarnicola: “Doveroso ricordare le vittime delle foibe..."

Ad apertura di seduta, del Consiglio Comunale di giovedì 18 febbraio, come concordato in conferenza Capigruppo, il presidente del Consiglio Fabrizio Notarnicola, ha voluto ricordare con un minuto di silenzio, le vittime delle foibe e tutte quelle persone che hanno sofferto di crimini cosi’ efferati. “E’ mio dovere approfittare del primo incontro della nostra Amministrazione per rendere omaggio ai deportati e agli uccisi legati ai massacri delle foibe, il cui ricordo è stato celebrato lo scorso 10 febbraio” -  dice il presidente del Consiglio comunale.

“Le sofferenze, la morte e le persecuzioni che hanno colpito ingiustamente intere famiglie di italiani nell’area orientale della nostra Penisola, durante il secondo conflitto mondiale e nell’immediato dopoguerra, è una profonda ferita nella storia dell’Italia. È necessario ricordarlo soprattutto oggi, in un’epoca in cui siamo chiamati a fronteggiare pericolosi nazionalismi e ondate xenofobe non solo all’interno dei nostri confini, ma in tutta Europa e nel mondo. Ricordare è un dovere, ma è altrettanto importante puntare il dito contro ogni simile episodio alla cui base vi sia odio razziale-politico e violenza, anche se farlo porterebbe meno consensi. Solo quando questo sarà accaduto potremo finalmente parlare di una società realmente pacifica ed evoluta” - dichiara il presidente Fabrizio Nortarnicola.

Riprendendo le parole del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella: «Il futuro è affidato alla capacità di evitare che il dolore si trasformi in risentimento e questo in odio, tale da impedire alle nuove generazioni di ricostruire una convivenza fatta di rispetto reciproco e di collaborazione. È dal riconoscimento reciproco che riparte il dialogo e l’amicizia, tra le persone e le culture» - il Presidente del Consiglio Comunale Notarnicola, conclude, invitando l’intero Consiglio comunale - “a continuare a navigare in tale direzione. Il confronto, anche se animato, è indispensabile in una democrazia, ma in quanto rappresentanti di una comunità abbiamo l’obbligo di dare il buon esempio, contrastando ogni forma di violenza fisica e verbale, dedicandoci al supporto e all’accoglienza: ricordiamo che i nostri nonni e genitori in quegli anni duri ospitarono nella comunità che poi sarebbe diventata anche la nostra, alcuni dei profughi in fuga dal regime comunista jugoslavo”.

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